La ricetta include fiori di camomilla e sambuco, ortica, cumino dei prati, genziana e radice di tarassaco. Tutte erbe locali, tranne la liquirizia calabrese, omaggio ai nonni paterni.
1- Tutte le botaniche che compongono amaro Rubino -fiori, foglie, bacche e radici- vengono innanzitutto controllate, per evitare la presenza di elementi estranei; poi sono sminuzzate ad un taglio non troppo fine e ripesate.
2- Le erbe vengono messe in infusione in alcol a 55 gradi. L’alcol gioca e crea legami tra loro. Gli ingredienti rimangono a riposo per settimane, fino a che non consolidano la loro nuova relazione alchemica.
3- Si effettua una prima torchiatura delle erbe in infusione, che consiste nello spremerle, per non perdere nulla delle loro proprietà aromatiche e benefiche. Si prepara quindi una soluzione a base di acqua pura ed estratto di liquirizia che viene poi aggiunta al resto. Il preparato riposa ancora qualche giorno, per poi essere portato alla gradazione alcolica definitiva di 25 gradi, attraverso l’aggiunta di acqua e zucchero di canna. In questa fase viene miscelato a freddo anche il miele.
4- Al liquore vengono aggiunti gli ultimi due ingredienti che gli daranno un maggiore accento speziato e agrumato. Dopo una settimana circa avviene la filtrazione che lo rende limpido e dal caratteristico colore ambrato. Amaro Rubino ora è pronto per l’imbottigliamento, dove riposerà ancora un po’ prima d’essere stappato.
La scelta biologica segue un percorso che abbraccia sia la parte del packaging sia quella delle botaniche. Per questo la selezione non poteva cadere se non su erbe provenienti da agricoltura biologica e biodinamica, e non prevedere nessuna aggiunta di aroma o colorante artificiale. Grazie a tutto questo Amaro Rubino si colloca tra i primi amari certificati biologici nel mercato internazionale.
Amaro Rubino, coi suoi 25 gradi alcolici, si distingue dai sapori tradizionali per il suo gusto delicato, amabile, strutturato. Prima arrivano i sentori di camomilla e di fiori di sambuco, insieme all’impareggiabile bontà del miele prealpino.
Le note floreali lasciano poi spazio alle sensazioni erbacee e balsamiche portate soprattutto dall’issopo di montagna e dalle più comuni erbe aromatiche come il timo, l’alloro e la salvia.
Le note speziate del cumino dei prati si presentano poco prima della sensazione amaricante data dalle radici di genziana e di tarassaco. Giunge in coda un’eco leggera di liquirizia che non copre i sapori, ma lascia una sensazione di freschezza al palato.
Grazie alla sua versatilità, si presta anche in mixology, per una variazione dei drink tradizionali, come il sour, lo spritz o persino il margarita, oppure lasciando spazio alla creatività del bartender.